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5 cose che abbiamo imparato sulla comunità LGBTQ+ russa

Luigi - Gayly Planet |

5 cose che abbiamo imparato sulla comunità LGBTQ+ russa

Alla scoperta della vita gay in Russia: 5 cose che abbiamo imparato

Qualche tempo fa abbiamo partecipato a un’esperienza online con Airbnb. Se ci conoscete da un po’ sapete benissimo quanto amiamo questa piattaforma e quanto la utilizziamo in viaggio.

A Milano abbiamo delle esperienze grazie alle quali raccontiamo Milano attraverso i nostri occhi, ma quando siamo in viaggio amiamo scoprire la bellezza dei luoghi e ci piace incontrare persone che fanno parte della comunità LGBTQ+ in giro per il mondo. 

A New York per esempio abbiamo scoperto i segreti gay della città insieme a Jillian e nel primo lockdown abbiamo partecipato ad alcune esperienze LGBTQ+ in giro per il mondo rimanendo seduti a casa. E così, abbiamo voluto riprovare. D’altronde ci sono diversi modi per viaggiare pur rimanendo seduto sul divano di casa, e uno di questi è attraverso il proprio computer.

La nostra esperienza con Aleksandr: 5 cose che abbiamo imparato sulla comunità LGBTQ+ in Russia

Quella che abbiamo fatto qualche tempo fa è senza ombra di dubbio una delle esperienze più interessanti e toccanti che abbiamo fatto fino ad ora e gran parte del merito è sicuramente di Aleksandr, il nostro host, che in un’ora e mezza ha saputo raccontarci un po’ di storia della cultura gay russa unendo reperti fotografici d’epoca e racconti personali, in cui era visibilmente emozionato. 

Il nostro host, Aleksandr

Ci ha raccontato tantissime cose e ovviamente vi consigliamo di prenotare questa esperienza online, o quando sarà possibile di visitare San Pietroburgo e partecipare a un tour con lui. Non vi diremo tutto quello che abbiamo imparato, ma solo 5 cose che ci hanno colpito di più, perché siamo convinti che tutti dovrebbero partecipare a questa esperienza e dopo ti diremo il perché!

La Russia degli anni 20 era un paese liberale

La storia della comunità gay della Russia è complessa, fatta di leggi che criminalizzano l’omosessualità a leggi che la depenalizzano fino a quella attiva anche oggi che condanna la “propaganda gay”. Ma una delle cose che ci ha colpito più di tutte è scoprire come la Russia degli anni Venti fosse un paese estremamente aperto sia nei confronti della comunità LGBTQ+ sia nelle sue forme di espressione artistica.

Gli anni Venti in Europa sono gli anni del cabaret francesi, dei primi movimenti di associazionismo tedesco e anche in Russia, in particolar modo a San Pietroburgo, la comunità gay si dava da fare! In quegli anni infatti erano in voga gli spettacoli di drag queen e le feste private in casa dove venivano celebrati dei matrimoni (ovviamente solo simbolici) fra persone dello stesso sesso.

Le saune sono un fatto culturale

Le banya, ovvero le saune russe, sono davvero un fatto culturale e tutti, ma davvero TUTTI, fanno le saune. In passato però, qualcuna di queste era un luogo sicuro per gli incontri della comunità gay russa. Come in tante altre saune in giro per il mondo anche qui si veniva per rilassarsi, stare in compagnia o conoscere nuovi ragazzi e alcune di quelle più antiche sono ancora aperte e svolgono ancora oggi quella funzione!

San Pietroburgo è la capitale gay della Russia

Come avrai potuto leggere San Pietroburgo era l’epicentro di un fermento culturale che negli anni ha sempre resistito e possiamo tranquillamente dire che è la capitale gay della Russia. Qui, come in passato, ci sono tantissimi locali, club e bar e molte associazioni arcobaleno che oggi lottano per salvaguardare la comunità gay locale.

Il primo Pride fu un evento memorabile

Era il 17 maggio del 2009 quando, in occasione della giornata contro l’omotransfobia, si svolse il primo Pride in Russia. La piazza di San Pietroburgo era piena di colori, gente di ogni orientamento sessuale, drag queen e gogo boys e nessuno protestò o indisse una contro-manifestazione.

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Quando Aleksandr ci parlava di quel giorno, che aveva vissuto in prima persona, la sua emozione era palpabile nonostante fossimo a 2500km di distanza e separati da uno schermo. L’anno successivo, nel 2010, si tentò nuovamente l’impresa. Questa volta un gruppo di attivisti illuminò con i colori arcobaleno le colonne della Porta di Mosca, ma le luci rimasero accese solo per dieci minuti, il tempo di far spegnere tutto dalla polizia russa. 

La comunità LGBTQ+ è viva e lotta ogni giorno

Quello che più ci ha fatto capire questa esperienza è proprio questo: la comunità LGBTQ+ russa è viva, nelle città, che siano piccoli villaggi o grandi metropoli, ci sono uomini gay russi e donne lesbiche russe che vivono la loro quotidianità in un ambiente che oggi è ostile. 

Aleksandr non è solo stato il nostro host che ci ha condotto con i suoi racconti alla scoperta del mondo gay della Russia ma è anche un attivista che con la sua associazione aiuta i ragazzi e le ragazze della comunità LGBTQ+ nel lungo percorso di accettazione, con la sua associazione ad esempio pagano le spese legali a quegli insegnanti che danno sostegno ai ragazzi gay o a tutte le persone della comunità che si trovano in difficoltà. 

Una delle cose più belle da fare quando viaggiamo, soprattutto se visitiamo territori che sappiamo essere ostili nei confronti della nostra comunità, è tentare di dare il nostro contributo a queste piccole realtà e se possiamo farlo anche rimanendo a casa per noi è fantastico! Qui il link per prenotare l’esperienza online Alla scoperta della vita gay in Russia.

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