Alla scoperta della storia gay del Carnevale di Venezia: La Gnaga e i segnali in codice fra gli amanti omosessuali
Il Carnevale di Venezia è uno di quegli eventi che ha reso il nostro paese famoso in tutto il mondo. Le maschere sono ricche di sfarzo, gli abiti pieni di dettagli elaborati e impreziositi da gioielli unici.
Ogni maschera del Carnevale ha dei codici di rappresentazione che nella tradizione vengono rispettati fedelmente. Si è sempre fatto e sempre si farà.
La maschera della gatta del Carnevale di Venezia
Fra le maschere più famose del Carnevale ci sono Colombina, la Bauta, Moretta e un’altra maschera poco conosciuta ma molto importante per la storia della comunità gay.
La gnaga è una maschera molto semplice ed era un travestimento da donna utilizzato dagli uomini. Si tratta di un abito realizzato con indumenti femminili di uso comune e una maschera molto bella che riproponeva le sembianze di una gatta. Il vestito era completato da una cesta che la maschera portava al braccio e al cui interno veniva in genere inserito un gattino.
Una volta indossati gli abiti l’uomo era solito atteggiarsi da popolana, parlava facendo suoni molto striduli e con miagolii che tendevano a sbeffeggiare tutti i passanti anche in modo volgare. La gnaga era solita interpretare il personaggio di una balia e si faceva accompagnare da altri uomini a loro volta vestiti da bimbi.
Il Carnevale era uno di quei momenti dell’anno in cui le persone, attraverso il travestimento, potevano eludere le leggi.
Incontri a Venezia: come si aggiravano le regole del Medioevo
Come in molte altre città, anche a Venezia durante il Medioevo, la pratica della sodomia era un peccato punito pesantemente. Ci sono diversi documenti che attestano come molti uomini di ogni stato sociale, dai più poveri ai nobili, furono messi al rogo per aver avuto relazioni con persone dello stesso sesso.
Malgrado le autorità condannassero e andassero a caccia di “sodomiti” ci sono diversi documenti che dicono che fino al 1500 la vita gay di Venezia era attiva e vibrante (quasi al pari di Firenze – leggi qui la storia gay dell’antica Firenze) e gli uomini utilizzavano delle maschere per non mostrare la propria identità. La gnaga era proprio una di queste maschere.
Durante il Carnevale di Venezia, gli uomini gay e bisessuali riuscivano ad aggirare le leggi della città perché in questo periodo dell’anno molte leggi venivano ignorate o non attuate se la persona che stava commettendo un atto improprio indossava una maschera. Secondo la legge di Venezia infatti se chi commetteva un reato indossava una maschera non era perseguibile perché era intento a interpretare un personaggio.
Gli uomini gay e bisessuali indossando la maschera da gatta quindi potevano così dormire insieme ai propri amanti e vivere la propria sessualità senza essere perseguitati. Questo è uno dei grandi segreti della storia gay di Venezia.
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