Tombola scostumata: fra storia e mito
In questo articolo:
Tombola scostumata: un rito popolare antico che stuzzica le giornate di Natale napoletane
Il Natale è uno di quei periodi in cui Napoli si accende delle luci natalizie, San Gregorio Armeno si riempie di acquirenti a caccia di nuove statuite per il presepe e nelle case dei bassi si svolgono le tradizionali tombolate. Ma non sono tutte uguali!
Quella portata avanti dai femminielli è una tradizione antichissima radicata nella cultura campana e portata avanti con orgoglio da tante persone. Nella cultura popolare napoletana, il femminiello o femminella è una figura molto importante e in questo articolo vedremo insieme come si svolge la famosa tombolata che a seconda di chi la fa viene chiamata sporcacciona, scostumata o anche vajassa!
Come si svolge la tombola scostumata?
La tombola è sicuramente uno dei giochi del Natale più amati da grandi e bambini, ma a Napoli si svolge una tombola che apparentemente non ha niente a che vedere con la tradizione del Natale.
Ogni numero nella tombola ha un suo significato, ogni volta che esce il 49 ad esempio si dice prima “o piezzo e carne” che non il numero e spesso viene condito con aneddoti o prese in giro spiritose.
Gli spettatori ovviamente assistono a tutta la tombola fra risate e allusioni sessuali anche spinte e storicamente a condurre la tombola è un femminiello.
I numeri più sporcaccioni della Tombola vajassa
- 6: chella ca guarda nterra (la vagina)
- 16: o culo
- 21: ‘a femmena annura (la donna nuda)
- 28: ‘e zizze (il seno)
- 29: ‘o pate d’e criature (il pene)
- 40: ‘a paposcia (il pene)
- 69: sott’e ‘ncoppa
- 88: ‘e casecavalle (il seno)
Storia della tombola sporcacciona
Non si sa bene da dove nasca la tombola sporcacciona, ma è una tradizione che a Napoli si perde nella notte dei tempi e che probabilmente risale, come la tradizione della Juta dei Femminielli e della figliata al culto greco di Cibele, la Grande Madre, e del dio Attis, i cui sacerdoti evirati erano soliti predire il futuro.
Anche se oggi i femminielli non predicono il futuro spesso, però nella cultura popolare partenopea, sono sinonimo di buon auspicio e la tombola vajassa e in un certo senso è un modo come un altro per iniziare l’anno con una bella vincita.
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